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Il Calciomercato diventi una Fiera, il progetto oltre la crisi

Un interessante articolo del 18 febbraio 2016 tratto da www.calcioefinanza.it. Come rilanciare il Calciomercato. Gli economisti la definirebbero “crisi strutturale”. Ben oltre la congiuntura e le contingenze. L’impressione degli operatori presenti quest’anno tra i box dell’Ata Hotel Executive è stata generalmente deludente. Il calciomercato, o semplicemente “mercato” per gli appassionati, è esistito solo per un doping televisivo: decine di emittenti a fronte di sole tre squadre di Serie A (Bologna, Genoa e Torino) presenti ai box. Per questo oggi Tuttosport in una ampia analisi evidenzia le criticità ed avanza alcune proposte per rilanciare il Calciomercato come vera e propria Fiera del calcio in cui coinvolgere i media, gli investitori pubblicitari, le aziende che ruotano al mondo del pallone. La leggenda narra che il calciomercato l’abbia inventato un nobile siciliano, Raimondo Lanza Principe di Trabia, allora presidente del Palermo. Si tramanda che accogliesse i suoi interlocutori immerso in una vasca da bagno nella suite più lussuosa dell’Hotel Gallia, l’edificio liberty che troneggia accanto alla Stazione Centrale di Milano. Che ne fosse consapevole o meno, il Principe inventò un “marchio”: quello del calciomercato. Che, ovviamente mondato dall’eccentricità della vasca da bagno, è arrivato fino a noi come una vera e propria specificità italiana. Con gli alberghi milanesi protagonisti quasi quanto gli stessi operatori di mercato: da quelli “ufficiali” indicati dalla Lega e dalla Figc, a quelli “ufficiosi” scelti da ds e operatori per godere di maggior privacy. Il 2 febbraio, giorno dopo la chiusura del mercato, ha chiuso definitivamente i battenti l’Ata Hotel Executive (la sede ufficiale) e da qualche mese ha riaperto, ancor più lussuoso di prima dopo un lunghissimo restauro, il mitico Gallia che qualche presidente, come Enrico Preziosi, ha già eletto apropria dimora. Il trend “decentralista” andava comunque avanti da tempo e oltre agli hotel alternativi si sono via via aggiunti gli uffici milanesi dei vari presidenti (dalla Saras di Massimo Moratti alla Cairo Communication del numero uno granata fino alla Percassi Management del presidente dell’Atalanta) e la location ufficiale si è sempre più svuotata di significato “pesante”. Complici la crisi economica e la globalizzazione informatica, l’ultima giornata della scorsa sessione invernale ha avuto un senso solo per il “doping mediatico” cui l’hanno sottoposta le emittenti tv al limite del cortocircuito autoreferenziale. Che fare, dunque: rassegnarsi al declino o provare a inventare nuove strade? L’Adise, l’associazione dei direttori sportivi che – prima in collaborazione con Master Group Sport e ora con Infront – organizza l’evento, sta riflettendo sul futuro, ma è evidente che per un rilancio si debba andare al di là della scelta di un albergo. Pensare a un mercato come semplice luogo di incontro, infatti, è ormai anacronistico quando si hanno a disposizione realtà virtuali per comunicare da una parte all’altra del mondo. Meglio, molto meglio pensare a una kermesse che vada al di là delle semplici trattative e che preveda un coinvolgimento del marketing: una sorta di “salone del libro” del calciomercato che accolga gli stand di tutte le squadre professionistiche con l’obbligo di presenza di un dirigente e di materiali per informazioni, pubblicità e progetti futuri. Milano è  imprescindibile: ma non più negli alberghi bensì a Fiera Milano City, la vecchia “Fiera Campionaria” che, per centralità e ampiezza, garantisce gli spazi adeguati. Per gli stand (che in orari prestabiliti potrebbero pure essere aperti al pubblico: pensate che spot per il merchandising) ma anche per i convegni a corredo (magari fa bene a tutti, operatori ma pure giornalisti, un ripassino sulle nuove norme federali o sulle regole dei trasferimenti internazionali), ma anche per la privacy nelle trattative. Perché, è evidente, tutto questo potrà funzionare solo nel caso in cui anche la Lega di Serie A e la Figc decideranno di salvarlo. Come? Intervenendo, per esempio, per obbligare i dirigenti a essere presenti in certe occasioni e riportando al centro i calciatori che dovranno firmare di proprio pugno i contratti (ora lo fanno in genere i procuratori) e collaborando a organizzare convegni, eventi e dibattiti di spessore. Pensate quanto tutto questo porterebbe audience al di là delle “semplici” transazioni di mercato. Fonte www.calcioefinanza.it che si ringrazia per la gentile autorizzazione a pubblicare l’articolo.

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