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Sensibilità, talento e spregiudicatezza: intervista a Carlo Osti

Il Corso per Collaboratori della Gestione sportiva del Comitato Liguria, al pari degli altri Corsi fatti nel recente passato, si sta rivelando come un significativo momento di incontro e confronto tra il mondo dilettantistico e quello professionistico locale. In questo contesto intervistiamo Carlo Osti, Direttore sportivo della Sampdoria. Direttore, come è stato il suo ritorno ad un Corso per dirigenti sportivi, questa volta come docente? Che ricordo ha del suo Corso di abilitazione per Direttore sportivo? Nella mia lezione ai futuri Collaboratori ho portato la mia esperienza di Direttore sportivo professionista, trovando dei corsisti particolarmente attenti, con numerose domande e sollecitazioni naturalmente volte a recepire i tanti temi affrontati per poi riportarli nelle realtà dilettantistiche. Questi Corsi sono molto importanti, al pari di quello per Direttore sportivo che ho fatto a Coverciano nella notte dei tempi del lontano 1991, che, nonostante siano passati 24 anni, ricordo sicuramente come un momento formativo molto positivo, che mi è servito molto e che ha contribuito a farmi poi camminare con le mie gambe. Come è stata la sua lezione? Di cosa ha parlato? La lezione è stata incentrata sulla figura del Direttore sportivo, su come sia cambiato negli anni e come stia continuando a cambiare, focalizzando l’attenzione su quelle che, secondo me, dovrebbero essere le competenze di un DS, a partire dalla capacità di capire ed in un certo modo di adeguarsi al contesto in cui si opera, perché ogni società è diversa da un’altra. Abbiamo parlato delle scelte importanti del Direttore sportivo, che discendono dal budget a disposizione e conseguentemente dagli obiettivi che si dà la società. Naturalmente tra le scelte che competono ad un DS vi sono in primo luogo quelle dell’allenatore e dei calciatori, prestando quindi particolare attenzione alle varie fasi e situazioni del Calciomercato. Ci siamo soffermati sulla quotidianità del lavoro del Direttore sportivo moderno, a partire dalla presenza agli allenamenti e dall’importanza dei rapporti con i calciatori perché, con le rose molto ampie che ci sono oggigiorno, vi sono da gestire varie questioni che a volte diventano anche delle vere e proprie frizioni. Abbiamo poi parlato del settore giovanile e del collegamento che ci deve essere con la prima squadra. Senza dimenticare l’importanza della comunicazione anche per il Direttore sportivo che, a tutti i livelli, compreso quindi quello dilettantistico, ha una valenza straordinaria che deve essere adeguatamente sfruttata. Quali sono state le domande e gli interessi che sono particolarmente emersi dai Collaboratori? Un tema che ha riscontrato interesse è stato sicuramente quello della scelta dei calciatori perché, al di là delle categorie, i Direttori sportivi sono sempre giudicati per la squadra che fanno. Il suggerimento che ho condiviso pertanto è stato quello di cercare sempre di scegliere i calciatori con la propria testa perché, se le cose dovessero andare male, in tutte le categorie, il rischio è sempre quello di essere mandati a casa. E, se proprio si deve andare a casa, allora che ci si vada per scelte e decisioni proprie e non di altri. Il Direttore sportivo, in altre parole, deve portare avanti le proprie idee in modo autonomo senza condizionamenti esterni. Nel rispetto del budget e degli obiettivi societari, deve cercare di avere, dal punto di vista tecnico, quante meno ingerenze possibili, lavorando di concerto con altre figure, a partire dall’allenatore, ma con la consapevolezza che la decisione finale debba essere del Direttore sportivo. Cos’è un Direttore sportivo per Carlo Osti? Una figura di riferimento della proprietà, che deve mettere la sua esperienza e le sue competenze a disposizione dello staff tecnico. Una persona che deve avere la massima fiducia del presidente ed al contempo deve avere una grande sintonia con l’allenatore. Ma soprattutto ogni Direttore sportivo, oggigiorno, deve avere qualcosa che lo differenzi da un altro per sensibilità tecnica, talento ed un pizzico di spregiudicatezza. Fare cose normali e scontate appiattisce il lavoro di un DS, con il rischio di ridimensionare i risultati a favore della propria società, mentre rischiare con un po’ di spregiudicatezza, condivisa con la proprietà e giustificata appunto dalla sensibilità tecnica e dal talento, è quello che distingue, nel calcio moderno, un Direttore sportivo da un altro. Intervista a cura dell’ADISE che, ancora una volta, coglie l’occasione per ringraziare Carlo Osti per la disponibilità.

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